Tyson: «Porto in tivù la mia vera rinascita»
«Fu il giorno più terrificante della mia vita, quello in cui tirai fuori per la prima volta la rabbia selvaggia che avevo dentro» spiega l’ex campione, 44 anni, davanti alla telecamera de Le ali di Tyson, lo speciale tv con cui prova (per l’ennesima volta) a riscattare una vita difficile, riscoprendo una passione dell’adolescenza che giura non averlo mai abbandonato. Anche se il racconto oggi s’è spostato tra i palazzi di Jersey City, dall’altra parte dell’Hudson, ad una quarantina di minuti d’auto dal marciapiede che ne ha fatto un boxeur.
A raccontarlo è lui stesso, assieme a compagni di strada come l’allevatore di origini messinesi Vinnie Torre o l’amico di sempre Mario Costa, presentando le sei puntate del reality che Discovery Channel manda in onda dall’11 marzo, ogni venerdì alle 23, sui canali Sky 401, 402 e Hd. Anche se lui preferisce liquidarlo come un "mini-documentario" su quello che ha sempre rappresentato il suo rifugio, la fuga dalle storture di un mondo che in più di un’occasione ha finito per travolgerlo. «Non ci si può opporre alla volontà di Dio» ammette Iron Mike. «Dal destino ho avuto molto.
Ma ho anche pagato molto. Per questo con la vita è pari e patta». La nascita un mese e mezzo fa dell’ottavo erede, la terribile perdita nel 2009 di Exodus, figlioletta di soli 4 anni rimasta soffocata dal tapis-roulant, sono solo gli episodi più recenti di una vita di alti e bassi, di gioia e disperazione, segnata dal titolo mondiale dei massimi a soli vent’anni, da 44 ko su 58 incontri disputati, ma anche dalla condanna per stupro del ’91, dalla disfatta del 2002 nel match con Lennox Lewis, dalla bancarotta del 2003, dalla dipendenza da cocaina, che hanno trasformato il granitico idolo del ring in un angelo bruciato alla continua ricerca di redenzione.