Tyson: «Porto in tivù la mia vera rinascita» | Blog Megathai - K1, MMA, Boxe e Muay Thai a Bologna >

15 marzo 2011

Tyson: «Porto in tivù la mia vera rinascita»


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Atlantic Avenue è una degradata arteria di Brooklyn che taglia negozi e palazzi sotto il cielo senza speranza del quartiere di Brownsville. Su quel marciapiede, che all’incrocio con Hopkinson Avenue passa per un attimo davanti al finestrino perdendosi poi nello specchietto retrovisore dell’auto, Mike Tyson ha tirato i suoi primi pugni. Accadde nel ’76, quando aveva dieci anni e un bulletto senza anima e senza cuore gli uccise sotto gli occhi uno dei suoi amatissimi piccioni.

«Fu il giorno più terrificante della mia vita, quello in cui tirai fuori per la prima volta la rabbia selvaggia che avevo dentro» spiega l’ex campione, 44 anni, davanti alla telecamera de Le ali di Tyson, lo speciale tv con cui prova (per l’ennesima volta) a riscattare una vita difficile, riscoprendo una passione dell’adolescenza che giura non averlo mai abbandonato. Anche se il racconto oggi s’è spostato tra i palazzi di Jersey City, dall’altra parte dell’Hudson, ad una quarantina di minuti d’auto dal marciapiede che ne ha fatto un boxeur.

A raccontarlo è lui stesso, assieme a compagni di strada come l’allevatore di origini messinesi Vinnie Torre o l’amico di sempre Mario Costa, presentando le sei puntate del reality che Discovery Channel manda in onda dall’11 marzo, ogni venerdì alle 23, sui canali Sky 401, 402 e Hd. Anche se lui preferisce liquidarlo come un "mini-documentario" su quello che ha sempre rappresentato il suo rifugio, la fuga dalle storture di un mondo che in più di un’occasione ha finito per travolgerlo. «Non ci si può opporre alla volontà di Dio» ammette Iron Mike. «Dal destino ho avuto molto.

Ma ho anche pagato molto. Per questo con la vita è pari e patta». La nascita un mese e mezzo fa dell’ottavo erede, la terribile perdita nel 2009 di Exodus, figlioletta di soli 4 anni rimasta soffocata dal tapis-roulant, sono solo gli episodi più recenti di una vita di alti e bassi, di gioia e disperazione, segnata dal titolo mondiale dei massimi a soli vent’anni, da 44 ko su 58 incontri disputati, ma anche dalla condanna per stupro del ’91, dalla disfatta del 2002 nel match con Lennox Lewis, dalla bancarotta del 2003, dalla dipendenza da cocaina, che hanno trasformato il granitico idolo del ring in un angelo bruciato alla continua ricerca di redenzione.


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