L'inglese si gioca cintura con Ruiz, il chierichetto pugile per missione
Un inglese contro un americano, ma stavolta la sfida dei due mondi non è geografica, è nei modi, nel linguaggio e nei soprannomi che si sono scelti i combattenti. Haye, lingua lunga e battuta facile, ha creato il brand Hayemaker, un incrocio tra il nome di un pugno (Haymaker, una sventola da ko) e sé stesso. Il ragazzo dalle belle speranze ha svoltato nell’incontro vinto ai punti contro Valuev. In novembre ha resistito alla montagna umana, ha picchiato con una mano rotta e ha guadagnato il titolo di campione. Da allora ha ribattezzato Valuev, «il troll», ha sfoderato una maglietta con le teste decapitate dei fratelli Klitschko (prossimi avversari in caso di trionfo) e ha spiegato che per calarsi dentro lo spirito del match lui sogna i rivali. E nei sogni non succede nulla, David li sfotte e basta. Li demolisce prima di salire sul quadrato. In patria lo adorano, si allena in riva al Tamigi, è diventato famoso prima ancora di iniziare, con un servizio pubblicitario per Abercrombie & Fitch in cui tanto per cambiare giocava a fare il bullo e adesso punta la recente reputazione sopra un incontro con il suo opposto. John Ruiz, meglio noto come «Quietman», l’uomo tranquillo, quasi un santo.
Rispettoso e rispettato, capace di conquistare la cintura
dei massimi per due volte, Ruiz è cattolico praticante e predicatore del galateo: «Non mi va che la boxe venga associata sempre a dei palestrati fuori controllo che si divertono a fare i gradassi». Se gli riprendesse il titolo Wba per la terza volta entrerebbe in un club esclusivo, solo Ali e Holyfield ci sono riusciti.