COME INFANGARE IL PUGILATO
Le sorprese non sono sinonimo di partita taroccata , anzi in proporzione lo sono molto meno dei risultati che confermano i pronostici . La base del cosiddetto « match fixing » è infatti la serena accettazione della sconfitta da parte del probabile sconfitto . L
o sanno bene i bookmaker inglesi , che hanno notato la massa di denaro confluita sabato in alcune agenzie di Manchester sulla vittoria al terzo round di David Haye contro Audley Harrison . Subito si sono sparse voci di amici di Haye che avevano puntato somme colossali pochi minuti prima dell’evento e proprio a Manchester , al punto che lo stesso pugile inglese ha dovuto giurare alla commissione di controllo che il suo « Vincerò al terzo round » era solo un proclama alla Muhammad Ali .
Ovviamente perché si possa parlare di match truccato bisognerebbe provare la collaborazione di Harrison , che peraltro in quasi otto minuti di combattimento ha messo a segno solo un colpo : pugile in declino , quasi quarantenne , che con Haye partiva battuto e che solo il brutto momento della boxe mondiale ha portato ad un incontro così importante . Dietro compenso un ipotetico Harrison corruttibile avrebbe quindi avuto tutto l’interesse a perdere in un modo ben preciso ( la quota del ko al terzo round era molto superiore a quella del ko in generale ) e magari a scommettere lui stesso contro di sé .
Ma verosimile non significa vero, anche se i due round relativamente soft prima del terzo autorizzano i peggiori sospetti . Di sicuro assicurare la sconfitta è molto più comune che adulterare la vittoria .
o sanno bene i bookmaker inglesi , che hanno notato la massa di denaro confluita sabato in alcune agenzie di Manchester sulla vittoria al terzo round di David Haye contro Audley Harrison . Subito si sono sparse voci di amici di Haye che avevano puntato somme colossali pochi minuti prima dell’evento e proprio a Manchester , al punto che lo stesso pugile inglese ha dovuto giurare alla commissione di controllo che il suo « Vincerò al terzo round » era solo un proclama alla Muhammad Ali .
Ovviamente perché si possa parlare di match truccato bisognerebbe provare la collaborazione di Harrison , che peraltro in quasi otto minuti di combattimento ha messo a segno solo un colpo : pugile in declino , quasi quarantenne , che con Haye partiva battuto e che solo il brutto momento della boxe mondiale ha portato ad un incontro così importante . Dietro compenso un ipotetico Harrison corruttibile avrebbe quindi avuto tutto l’interesse a perdere in un modo ben preciso ( la quota del ko al terzo round era molto superiore a quella del ko in generale ) e magari a scommettere lui stesso contro di sé .
Ma verosimile non significa vero, anche se i due round relativamente soft prima del terzo autorizzano i peggiori sospetti . Di sicuro assicurare la sconfitta è molto più comune che adulterare la vittoria .