La puntata di Chiambretti Night dedicata a Mike Tyson è stata un capolavoro
Gianni Manzoni 28 gennaio alle ore 19.02:
Scegliendo gli argomenti giusti e formulando le domande (con l’aiuto di un traduttore) nel modo più diretto e comprensibile sia per Tyson che per il grande pubblico, Piero Chiambretti è riuscito a mostrare il vero volto del campione. E chi se lo aspettava che Iron Mike fosse in grado di parlare di politica, terrorismo, religione, avesse letto i libri di Tolstoj e Machiavelli, sapesse chi era Tommaso Buscetta?
Insomma, Tyson ha sfatato il luogo comune del pugile ignorante e che non ha voglia di migliorare. Ha, invece, confermato il luogo comune del bambino povero che ha cercato una via di riscatto attraverso la boxe: “Ho vissuto in un quartiere in cui delinquere era normale. Non andavo a scuola. Volevo possedere quello che avevano i benestanti e l’unico modo per ottenerlo era rubare. Grazie all’allenatore italo-americano Cus D’Amato, ho capito che potevo fare strada nel pugilato.
Cus mi ha insegnato tutto, mi ha dato la possibilità di diventare qualcuno. E gli sono grato. Chi appartiene alla classe media non sceglierà mai di fare il pugile. Se il figlio di uomo ricco avesse tanta passione per la boxe da tentare questa strada, dovrebbe rinunciare a tutti i suoi beni, vivere da povero per sviluppare la fame e la determinazione necessarie per diventare un campione”. Proprio mentre parlava della sua infanzia, Tyson ha concesso uno scoop a Piero Chiambretti: “Muhammad Ali venne a visitare il riformatorio in cui ero rinchiuso. Guardando l’ammirazione che tutti avevano per lui, ho desiderato fare il pugile”. Ho letto moltissimi articoli e libri su Tyson e non ricordo che abbia mai citato questo episodio.
Se è davvero la prima volta che ne parla, è un merito in più per Piero Chiambretti e i suoi autori che hanno saputo tirare fuori il meglio da un grande personaggio come Mike Tyson.
Scegliendo gli argomenti giusti e formulando le domande (con l’aiuto di un traduttore) nel modo più diretto e comprensibile sia per Tyson che per il grande pubblico, Piero Chiambretti è riuscito a mostrare il vero volto del campione. E chi se lo aspettava che Iron Mike fosse in grado di parlare di politica, terrorismo, religione, avesse letto i libri di Tolstoj e Machiavelli, sapesse chi era Tommaso Buscetta?
Insomma, Tyson ha sfatato il luogo comune del pugile ignorante e che non ha voglia di migliorare. Ha, invece, confermato il luogo comune del bambino povero che ha cercato una via di riscatto attraverso la boxe: “Ho vissuto in un quartiere in cui delinquere era normale. Non andavo a scuola. Volevo possedere quello che avevano i benestanti e l’unico modo per ottenerlo era rubare. Grazie all’allenatore italo-americano Cus D’Amato, ho capito che potevo fare strada nel pugilato.
Cus mi ha insegnato tutto, mi ha dato la possibilità di diventare qualcuno. E gli sono grato. Chi appartiene alla classe media non sceglierà mai di fare il pugile. Se il figlio di uomo ricco avesse tanta passione per la boxe da tentare questa strada, dovrebbe rinunciare a tutti i suoi beni, vivere da povero per sviluppare la fame e la determinazione necessarie per diventare un campione”. Proprio mentre parlava della sua infanzia, Tyson ha concesso uno scoop a Piero Chiambretti: “Muhammad Ali venne a visitare il riformatorio in cui ero rinchiuso. Guardando l’ammirazione che tutti avevano per lui, ho desiderato fare il pugile”. Ho letto moltissimi articoli e libri su Tyson e non ricordo che abbia mai citato questo episodio.
Se è davvero la prima volta che ne parla, è un merito in più per Piero Chiambretti e i suoi autori che hanno saputo tirare fuori il meglio da un grande personaggio come Mike Tyson.