LA BOXE E LE DONNE, UN BINOMIO POSSIBILE
Sabina Premoli, il primo arbitro donna in Italia nel pugilato professionistico
La boxe, la "nobile arte", da sempre è associata nell'immaginario collettivo all'uomo e alla forza. Qualche anno fa invece compare in Italia una donna, Sabina Premoli, grande appassionata di sport da combattimento che sceglie di dedicarsi alla carriera di arbitro nel mondo del pugilato. La Premoli oggi ha 36 anni: di giorno lavora in una società di informatica e la sera si dedica alla sua passione, la boxe.
Signora Premoli, a che età è diventata arbitro ? "Avevo 24 anni quando trovai un bando per un corso da arbitro e giudice a Norcia. Ho seguito diverse lezioni intensive e sono diventata il primo arbitro di boxe professionistica donna in Italia. Ora sono in compagnia di qualche collega, anche se siamo ancora pochissime".
Da dove nasce l'idea di dedicarsi a questo sport ? " Da ragazza, all'università, mi piacevano molto le arti marziali e gli sport da combattimento. Ma come pugile non ero granché. Con la boxe thailandese, invece, qualche soddisfazione me la sono presa vincendo diversi premi. Poi ho trovato quel bando e ho pensato che potesse essere un modo di soddisfare la mia passione e rimanere nell'ambiente".
Com'è lavorare sul ring e fare da arbitro a due uomini ? Ha mai subito discriminazioni ? " Assolutamente no. In Lombardia, la mia terra, all'inizio rappresentavo una grande novità. I pugili magari si sentivano un po' in difficoltà ma solo per quanto riguarda il linguaggio, diciamo un po' rude, che solitamente si sente sul ring. Sia i pugili che le persone intorno al ring tendono a moderarsi per rispetto alla mia persona".
La sue misure sono 163 cm di altezza per un peso di 57 kg. Le risulta difficile introdursi nel match e interrompere la contesa ? "Devo dire che certi arbitraggi sono stati un po' difficili, qualche pugno infatti l'ho preso. Peró nel complesso non posso lamentarmi. I pugili all'inizio sono un po' scettici, ma poi si dimostrano tranquilli e il piú delle volte terminano il match senza problemi. La contesa termina quando arrivo io".Come vive la sua femminilità in un mestiere come questo? "La femminilità finisce quando indosso la divisa, diciamo che non è tagliata esattamente per il corpo di una donna. Sul ring devo fare bene il mio lavoro e basta, il mio essere donna lo dimostro in altre occasioni".
Lei lavora da diversi anni nel pugilato, come vede questo sport oggi ? "Purtroppo devo dire che per me, come per molti altri, è diventato un hobby molto costoso, piuttosto che un lavoro. Spesso capita che gli organizzatori mettano in campo i propri soldi e non vengano rimborsati dal Coni. Noi tutti lo facciamo per passione, ma è difficile guadagnarci qualcosa.
Fino a 4-5 anni fa le cose erano diverse. I media prestavano piú attenzione al pugilato, c'erano diversi sponsor e una visibilità anche televisiva che ora è scomparsa. La boxe non è propriamente lo sport all'ultimo grido in Italia e il ritorno pubblicitario è minimo.
Da quando sono entrata in questo settore ho avuto due bambini ed ho iniziato a lavorare in una società di informatica. Nonostante tutto continuo a seguire la mia passione, anche se dal punto di vista economico, spesso, ci rimetto". M.C.