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23 maggio 2009

palestra di Brooklyn


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Viaggio nella palestra di Brooklyn che dal 1937 alleva campioni del mondo, premi Oscar e amatori
Ring, attrezzi, scaffali pieni di guantoni, asciugamani, pareti piene di foto di pugili che hanno fatto la storia. Benvenuti alla Gleason's Gym, Front Street, Brooklyn, a pochi passi dall'omonimo ponte. Qui inizia la storia della boxe. La Gleason non è una semplice palestra, è La Palestra. La più antica del pugilato americano. Qui sono passati Muhammad Alì e Mike Tyson tanto per citare il passato più recente, ma dall'anno della fondazione, 1937, la Gleason ha dato i natali a Jake La Motta, il Toro scatenato del Bronx, The Raging Bull, dal film con Robert De Niro che Scorsese girò proprio qui. La Motta è stato il primo campione del mondo uscito dalla Gleason. Divenne professionista a soli 19 anni, dopo che il padre lo costringeva a combattere con altri ragazzini per intrattenere gli adulti e raccimolare gli spiccioli che il pubblico lanciava per lo spettacolo. Tra gli altri campioni sbocciati sul quadrato della Gleason c'è anche il panamense Roberto Duràn, soprannominato Manos de Pietra e considerato uno dei più grandi pugili del mondo. In 72 anni dalla palestra di Brooklyn sono usciti 129 campioni del mondo, due medaglie olimpiche e centinaia di campioni a livello amatoriale. La Gleason è metonimia della boxe, un luogo leggendario, così come leggendari sono anche alcuni dei suoi allenatori: Hector Roca, Bob Jackson, Tommy Gallagher. Visitiamo la Gleason alla vigilia dei Golden Gloves, una delle kermesse amatoriali per eccellenza, potenziale trampolino di lancio verso il professionismo per tantissimi pugili. Il proprietario del mito, Bruce Silverglade, ha rilevato la palestra circa trent'anni fa. «Il proprietario originario di questo posto era un italiano, si chiamava Robert Gagliardi, faceva l'allenatore e il gestore. Aprì la palestra nel 1937, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, quando in Italia c'era il governo fascista. All'epoca nessuno voleva avere a che fare con gli italiani e così lui diede alla palestra il nome di uno dei pugili che veniva ad allenarsi qui. Nel giro di pochi anni il posto divenne famoso e lui alla fine cambiò anche il proprio nome, da Robert Gagliardi a Bob Gleason». Silverglade spiega che il successo della sua palestra è dovuto alla presenza dei migliori allenatori del mondo e a boxeur che vengono ad allenarsi qui da ogni parte del pianeta. «Sapete perché ci si avvicina al mondo della boxe? Di solito i motivi sono di natura socio-economica. La maggior parte di questi ragazzi proviene da ambienti poveri, sono per lo più immigrati. Sulle pareti di questo posto è scritta anche la storia dell'immigrazione negli Stati Uniti. Prima ci sono stati gli italiani e gli irlandesi, poi gli ebrei, poi i neri, i latinos e ora è la volta dell'Europa dell'est. Questa gente viene qui, non ha soldi, non ha istruzione e cercare di diventare pugili professionisti è un modo per far soldi subito. Una volta raggiunto un certo status sociale, sono quelli che mandano i loro figli al college per garantirgli un futuro». Fuori dall'ufficio di Silverglade, c'è Hector Roca, l'allenatore panamense che oltre a istruire svariati campioni del mondo, qui ha insegnato a boxare a Hilary Swank, protagonista di Million Dollar Baby (il film di Clint Eastwood vincitore di quattro premi Oscar). Conserva con orgoglio la sua foto con l'attrice americana. Poi spuntano due italiani, Andrea Galbiati e Martina Vernile. Andrea ha una palestra a Monza, è un pugile professionista ed è stato campione del mondo di Full Contact. Viene qui da due anni e fa la spola con l'Italia. La Gleason gli serve sia per allenare se stesso, sia per far crescere i suoi allievi. «La Gleason - spiega - ti dà la possibilità di confrontarti in un'unica palestra con tanti pugili diversi. Un giorno combatti con un giapponese, un altro con un coreano, un altro ancora con un ispanico. In Italia devo girare in lungo e in largo per trovare la diversità. Il tipo di allenamento che si svolge qui è completo». Con lui c'è una giovane leva, Martina, 23 anni, di Novara, che ha

iniziato a boxare da un anno e mezzo ma ha alle spalle un passato di boxe francese. Il suo sogno sono le Olimpiadi del 2012. «Ho iniziato a praticare la boxe per difesa personale e per scaricare la tensione. Sono venuta alla Gleason un po' per curiosità un po' per vedere come funziona la migliore palestra di pugilato del mondo». Ognuno alla Gleason ha una storia personale. C'è quella di Nicole Dean, 24 anni, italiana da parte di madre di terza generazione e cresciuta senza un padre. Nicole ha scelto la boxe per togliersi dai guai, per sfogare sul ring la sua rabbia. Il pugilato le è servito a lasciarsi il passato alle spalle e ora aspira a diventare

un'insegnante. Motivi più futili per Lisa Marie West, 24 anni, italo-brasiliana che considera il ring come un palcoscenico dove mettersi in mostra e non a caso nel suo futuro si vede nel mondo dello spettacolo. Tante storie, ma alla fine il coro è unico. Per tutti la Gleason è un luogo dove regna il talento, dove si trovano gli

stimoli per andare avanti e sfondare nel mondo del professionismo e magari un giorno poter vedere anche la propria foto appesa al muro tra i grandi campioni.


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